sabato 24 novembre 2012

Life in plastic (gold) is fantastic (old) ovvero di come gli italiani concepiscono il mondo delle start-up a Berlino

Visto che non ho una vita in questi giorni sto seguendo il dibattito su Digitaly. Per chi non lo sapesse, ovvero per chi come voi ha una vita, Digitaly è il gruppo di italiani nell´ambito digital che vive a Berlino. C´era bisogno di fare una cosa così provinciale? Probabilmente no, ma devo dire che gli eventi sono ben organizzati, la volontà è tanta e le teste di cazzo sono ridotte al minimo.
Cosa succede in questi giorni? Si sta litigando su un articolo ottimistissimo contro uno isterico sulla scena start-up italica nella città. Esiste una scena prettamente italiana? Ovviamente no, ma qualche buon progetto viene presentato.
Non ci si può nemmeno lamentare anche se, visto il livello di divertimento e ironia pari a zero, dovrebbero distribuire più buste di eroina invece di Becks Lemon. Bisogna dire che tutti ci credono un sacco, si sbattono un sacco e, unico punto veramente negativo, è che si dia anche spazio a presentazioni in Comic Sans su cose ridicole ma questa è la vita.
Tornando al sodo: stavo scrivendo un pezzo sul tema "start-up" pochi giorni fa quando è scattato il dibattito che copio-incollo di seguito:


<<Il titolo volutamente criptico riassume il mio pensiero sul mondo start-up a Berlino (Life in plastic (gold) is fantastic (old) ovvero di come gli italiani concepiscono il mondo delle start-up a Berlino, ndr). Berlino è hype! Più dei leggings usati come pantaloni, delle punte dei capelli decolorate e della lettura quotidiana di Pitchfork. Parlare di start-up in Italia è hype. Vedi i Telecom Capital Cosi dati Ad Minchiam, Wired.it, il Corriere che annuncia columns sui Social - sì scritto così - mentre i Maya stanno là in un angolino a drogarsi lasciandoci nella merda.
Dicevo.
L´argomento start-up a Berlino è molto hype. Se non lavorate per quei due players in croce che hanno soldi, se non avete avuto un finanziamento per raccogliere LOLcats in una lista o se non ve lo potete permettere, probabilmente starete morendo di fame. Se siete in fermento per il mondo start-up e state fondando la vostra impresa è perché ve lo potete permettere.
Alles Gut?
No, per niente. Personalmente, credo che una persona allo sbaraglio debba avere dei maestri. Non è un caso ad esempio che i tedeschi facciano il praktikant (stage a max 400euro) per 2 mesi d´estate: si laureano con almeno 3 esperienze lavorative più o meno formative ma significative. Perché? Mangiare merda ti rende cosciente e consapevole: fare come da noi in Italia che studiamo e basta fino ai 26 anni, molliamo la Nazione, andiamo in Germania e come primo lavoro ci danno delle responsabilità elevate è al 90% rischioso. E una cazzata. Sono del parere che la gavetta serva, sia doverosa, vada fatta: questo lungi dal non avere diritti sul lavoro, come accade in Italia.>>

Ho mollato l´argomentazione per darmi a un film con Miley Cyrus e Demi Moore. E ho fatto bene. Ora il dibattito è in auge perché ho detto una verità: gli stipendi di Milano sono 3748374837 volte meglio di quelli di Berlino. Nessuno dice che Milano è figa e Berlino è una merda, ma una verità: qui non ci sono soldi, la web economy è una grande bolla e io ho la fortuna di lavorare per un gruppo, di stronzi secondo l´Internet, che i soldi li cacciano se te la sai giocare bene. Per dirvi la situazione, ho fatto due colloqui: mi volevano fare Country Manager Italia con un budget da 1700-1900 euro lordi (1000 euro) o mi hanno spacciato un freelance come una roba fighissima e ho detto al tipo "Sì, so che è fare data entry" per ricevere urla del tipo "Non è solo data entry, è la possibilità di vivere l´ambiente di una start-up". Stavo morendo dal ridere. Come quando leggo tra i benefits del lavoro non reali benefits ma robe del tipo: avrete la bellissima opportunità di lavorare nella città del momento, snack salutari (leggi frutta bio rancida) gratis, vista sulla Sprea e altre minchiate. Fanno ridere, peccato poi ti venga da piangere. Avevo anche iniziato a raccoglierli qui ma poi ho smesso.

Una mia amica, una persona molto in gamba, ha raccolto i benefits qui: Chiara secondo me non è questione di trovare un buon lavoro ben retribuito, è più che altro vivere in un ambiente stimolante, ma stimolante sul serio, dove ogni sera c'è un meetup in cui condividere le proprie esperienze, i propri progetti e dubbi, dove ogni mese c'è un workshop di programmazione completamente gratuito dedicato alle donne, dove c'è soprattutto passione per il proprio lavoro. A milano tutto questo non c'è al momento...purtroppo!

Nel caso ve lo stiate chiedendo, era a risposta di questo, di un mio mestruo contro l´ennesimo articolo esaltato sulla scena start-up cittadina: a me viene da chiedere "il sodo" ovvero quanto prendete per giustificare un sistema così malato. Io sono fortunata, e lo sono molto di più di persone che vivono qui da almeno 3 anni e sanno il tedesco. Gli stipendi che sento in giro fanno schifo: meglio 39884 volte Milano.


Significa che Berlino fa schifo? No. Il mondo del lavoro cittadino a mio parere va ripensato nel senso che bisogna essere consapevoli che la capitale tedesca nonostante tutto il make-up che sta subendo in questi anni e nonostante i gruppi su Facebook che vorrebbero cambiarle il soprannome di "Poor and sexy" in qualcosa di più accattivante (storia vera, su un gruppo di start-uppari internazionale che è scandalizzata da questo), rimane quello che è: una città bellissima nella sua "bruttezza", una città che non è mai stata industriale e che probabilmente non lo sarà mai, non a breve almeno, nonostante gli sforzi del governo tedesco, una città che ti mozza il fiato per i suoi angoli nascosti e che se ascolti/fai cose di nicchia è la città per te. Non è per nulla poco, ma bisogna essere consapevoli che non è il paradiso (per citare questo articolo che mi è stato rilinkato a seguito del mio commento), che è meglio dell´Italia per tante cose, che succedono tante cose fighissime ma questo non può e non deve passare sopra ai diritti dei lavoratori. A meno che tu non te lo possa permettere.

- Post pasionario di getto di una pigrizia argomentativa mai vista -






sabato 3 novembre 2012

I 10 motivi per cui vivo a Berlino - o comunque per i quali non tornerei in Italia

Questo post nasce sulla falsariga di questo, il blog del mio collega e amico Mario. Premetto che dopo 7 mesi che vivo qui non ho ancora superato quell´animo da amante dal cuore infranto nei confronti della città e che nemmeno mi rendo conto che sono passati così tanti mesi da quando vivo qui. Probabilmente questo capita perché l´evoluzione del mio tedesco è partita ed è rimasta ai fondamentali: kaffee e scheiße e qui si è arenata. Ed ecco i miei 10 motivi, quelli che rispondono alle vostre domande a cui non rispondo io, ordinati ad minchiam. Colonna sonora che non c´entra una fava: questa.



1. L´architettura. 
Nonostante sia una città molto verde, Berlino è ricca di edifici eterogenei, di differenti stili. Osservare i particolari di baracche abbandonate, di edifici industriali e di bricolage applicato ai mobili raccattati sulla strada è qualcosa che mi interessa da tempi non sospetti. Girare a piedi per la città è qualcosa che va fatto, soprattutto da soli, in zone non turistiche o gentrificate - spesso sinonimi - ascoltando nelle cuffie della buona musica. Crisis su tutti.

2. Berlino è un non-luogo umano.
La buona notizia è che i Berlinesi non sono tedeschi. L´altra bella notizia è che è una città davvero multiculturale e ci becchi un sacco di diverse culture. La brutta notizia è che è pieno di tedeschi della Germania vera, di europei e di americani. L´altra brutta notizia è che se non cogli lo spirito di Berlino o ti isoli - vedi la scena start-uppara o arte&design - o è dura: i Berlinesi, per quanto poco abbia senso questa definizione, non vedono benissimo l´arrivo a caso di persone. Non si tratta di quantità o di motivi razziali, si tratta di qualità. Su questo non mi sento di dar loro torto perché rimango convinta, per quanto poco abbia senso questa definizione #2, che Berlino non sia una città per tutti, nonostante costi poco e l´hype sia alto. Ovvero i due motivi sbagliati per vivere qui.

3. Tofu tofu mona-mour.
Parliamo di cibo per dire come è facile trovare la propria dimensione a Berlino. Se non esattamente la propria dimensione, almeno a non avere il frigo vuoto per giorni. In ogni supermercato, bistrot, späti, ristorantino, bettola, voku, baretto, buco, casa un vegetariano e un vegano trovano il modo di nutrirsi decentemente e bene. Per dire, in Italia l´essere vegano o vegetariano è visto principalmente come una deriva pseudo-yoga, karmika e fricchettona. Cosa che anche no.

4. Parliamo di una città hippie ma non troppo.
Di cosa parliamo quando parliamo di fricchettoni? Assomiglia sicuramente più alla canzone dei Sorella Maldestra  che a una massima di Osho o a un tweet di Coehlo. Che poi quest´ultimo fosse ospite a un evento di programmatori è un altro discorso ma sono sicura sia stata una cazzata dell´Unione Europea, sponsor dell´evento. Osa essere te stesso e qui troverai qualcosa che fa per te. Funziona così, anche al lavoro - ma al lavoro funziona come in Italia - a Milano, su questo migliore di qualsiasi capoluogo di provincia e zitti - che per essere freak ve lo dovete permettere.

5. La burocrazia.
Sulla burocrazia c´è poco da dire, fa schifo ovunque. La differenza è che qui è molto chiara, sin nelle piccole clausole. L´unica difficoltà è trovare burocrati che parlino inglese - avere la presunzione di trovarne è altrettanto dannosa - ma per quelle tre scartoffie che ho dovuto fare me la sono sempre cavata con un tedesco indecente. A differenza dell´Italia, tutto è molto schematico: sembra un Excel. Se è scritto vale e fai valere i tuoi diritti: che poi molti funzionari, per pigrizia o insofferenza nei confronti degli stranieri, non applichino le cose è colpa di voi polli che ci cascate. Stampare tutto e rompere i coglioni, con un sorriso e occhi a cuore e un senso di colpa palese per non conoscere la lingua, hanno aiutato pure me. Che la burocrazia la odio, la schifo e la procrastino all´infinito. E se ce l´ho fatta io, buona camicia a tutti.

6. Gli eventi.
A Berlino ci sono sempre un sacco di robe da fare per tutti i gusti, per tutti i costi, in tutti i giorni della settimana. A differenza di Atene, città in cui ho vissuto, che a volte rimpiango e che ho amato un sacco, qui gli eventi anarco non sono nascosti (manco pubblicizzati, giustamente) ma in ogni caso sono accessibili, se ci si informa un po´. Nella capitale greca, dovevi far parte di giri e giri e in ogni caso molte robe punk erano gestite dai borghesi annoiati della plaka. Dell´Italia non parlo: le nicchie vengono sempre così mischiate all´essere mediatico - spesso per per motivi di sopravvivenza - che mi fanno preferire due soluzioni: o il bar scrauso con gli amici o la festa della moda con open bar e freak siliconati veri.

7. I mezzi di trasporto.
Puoi andare dovunque a tutte le ore senza sclerare con i trasporti. E i taxi, se sanno che ne sai, hanno ancora prezzi buonissimi. L´unica cosa a cui dovete stare attenti sono le biciclette assassine - velocità della madonna mista a educazione tedesca (uguale zero) per le quali potreste rischiare la vita.

8. Il lavoro.
Premetto che a Berlino la disoccupazione è da record, il lavoro non c´è e i salari da start-up sono spesso ridicoli (e, per i quali, la competizione è molta visto che a 23 anni un europeo ha già finito gli studi, lavorato almeno per due internship e ha una fama migliore di un italiano medio). A me va bene, per tante cose di cui non scriverò i dettagli in un post pubblico ma mai mi sognerei di invitare gente qui allo sbaraglio. Soprattutto se non si sa il tedesco. Perché nonostante questa situazione non propriamente rosea per me lavorare qui è molto trasparente. Aperto. Non dico meritocratico, perché ti sudi ogni briciola e nulla è facile ma tutto sommato il sistema sembra migliore di quello italiano. Se siete giovini, alle prime armi, vale un Praktikant (qui a differenza dell´Italia, venite retribuiti. Imparare va a culo, ma dovunque è così.). Se siete senior e non lavorate nell´IT o in ruoli spendibili all´estero, fateci più di un pensiero.

9. Il modo di divertirsi ovvero l´eliminazione dell´ATuttiICosti.
Premetto che ho passato mesi e sto passando ancora mesi con un motivetto in testa "I tedeschi non si divertono". Non è proprio vero, ma almeno c´è un fondo di verità. Manca quel "A tutti i costi". Se sei collega, vai pure a bere la birra ma non sei amico "A tutti i costi", se vai a una serata non ti senti obbligato a divertirti "A tutti i costi", uscire il w.e.? Sì, ma anche no. Chi se ne frega direte voi - come ho sempre detto io - il plus, qui, è che la gente non ti romperà mai le scatole perché fai quelle cose pazze e fuori dal mondo tipo andare in vacanza da sola, partire dal nulla da un giorno all´altro, cambiare fidanzato come cambi mutande. Se lo fai, è che non hai incontrato berlinesi. Ma tedeschi o italiani.

10. La libertà.
Per quanto questo, non idealisticamente e inserito in un sistema occidentale, possa voler dire.

Post di getto che non voglio rileggere.