venerdì 7 giugno 2013

È che quando c´era da scegliere se stare dalla parte del dionisiaco o dell´apollineo, la prima è sempre quella buona.

Scrivo dopo tante settimane. Non ce n´è bisogno se non fosse che ho mangiato un panino alle verdure lessate e che ho ascoltato il live di una band dark italiana che mi sono rimasti sullo stomaco. Entrambi, dico.
La band italiana dark, mai sentita prima, ha fatto un pippone in inglese maccheronico sul fatto che i SISISIPI (CCCP) sono stati the MOST PUNK BAND in Italy. L´han detto più volte come per sciacquare i loro panni sporchi di una giovinezza trascorsa a Montagnola e Prozac+.
Premesso che ho ascoltato e ascolto ancora molto i CCCP e che trovo certe cose geniali, considerarli la punk band italiana per eccellenza mi lascia così. Con quella voglia di giocare a Tekken con delle bottiglie di vetro e delle facce vere.
Visto che ormai la mia vita è lavoro vero, lavoro per hobby, feste delle medie e Game of Thrones e che le playlist tirano un sacco, farò una selezione musicale di alto lignaggio su quello che è stato il punk italiano con dei commenti alla Barbara d´Urso.
THE GREAT COMPLOTTO
La mia scena preferita. Irriverente, minorenne, stupida al midollo, autistica, outsider. Ad minchiam proprio, ma con classe.
LA SCENA MILANESE
Boh, io se fossi dark e vestissi di nero (oh, già lo faccio). Ricominciamo: se fossi dark e coltivassi, oltre che il mio armadio, anche una collezione di dischi (oh, già lo faccio) probabilmente ascolterei la scena milanese anni ´70. Mittageisen su tutti.
L`HARDCORE ITALIANO DEI PRIMI ´80
Torino-Milano. Ciao, CIAONE.

Termino la playlist perché poi mi mancano i miei dischi.




lunedì 18 febbraio 2013

Ostalgia ostalgia canaglia: il ridente Veneto

Non c´è modo migliore di iniziare un post polemico come questa canzone:


Succede che in Veneto, in un Paesino lontano 8 chilometri dalle mie due vie in croce natie si organizzi una fiaccolata contro il degrado. Viene descritto proprio così, un generico degrado che raccoglie gli immigrati che adescano le commesse del centro facendo elicotteri col cazzo, i butei che ci danno dentro con gli spritz dalle quattro del pomeriggio in poi perché si sa il "No future" assume dei contorni definiti di speranza solo in hangover e i gatti randagi che, leggenda metropolitana vuole, finiranno nelle pignatte dei vicini vicentini.
A questo paese ci voglio pure bene: crescere a 50 chilometri da ogni città di provincia (per la cronaca Verona, Vicenza, Padova, Mantova, Rovigo mica Milano, Roma o Manhattan), senza una rete di trasporti pubblici decenti e soprattutto senza Internet - che arriverà 10 anni dopo, anche se la notizia di un paesino vicino coperto dall´ADSL, l´ADSL!, risale al 2009 - forgia il carattere.
Diventi o Pietro Maso o Stevanin o madre di famiglia che ingurgita psicormarfaci o scappi a gambe levate. La campagna, infatti, lascia poco spazio alle scelte. Le opzioni sono come le buste della bonanima Mike:
a) Ti sposi con la prima persona a cui dai la mano alle superiori. La sposi, ci figli, ti deprimi, ti alcolizzi al bar il sabato pomeriggio con gli amici.
b) Diventi un freak dedito alle tue passioni, le persone ti evitano e ti alcolizzi al bar il sabato pomeriggio con gli amici.
c) Non provi a fare nessuna delle cose che ti passano per la testa tanto hai la fabbrichetta del papà in cui prima o poi finirai e, mentre altri decidono il tuo futuro per te, ti alcolizzi al bar il sabato pomeriggio con gli amici.
Opzione extra d) Scappi a gambe levate e quando torni, il meno possibile, ti alcolizzi al bar il sabato pomeriggio con gli amici.
Il malessere in queste zone non è una spilletta da indossare il venerdì al Plastic ma è una presenza palese. Si manifesta nel bene, tipo contro-culture che in Veneto sono particolarmente attive, bands, attività più che altro underground e in male, nell´individuazione del capro espiatorio di turno. I Ceto Medio, grande band vicentina, ci hanno fatto una hit mica da poco: da ridere se hai un Q.I. maggiore di quello di una triglia, da piangere se capisci che queste parole vengono veramente pensate e pronunciate dal veneto medio per essere seppellite da quel cattolicesimo di comodo che fa del politically correct la propria bandiera. Si pensa negro di merda e poi ci si fa il segno della croce. Questo è ancora il Veneto.


Ovviamente questo link è stato rimosso immediatamente dalla bacheca dell´evento in questione. Ovviamente è lo specchio del pensiero dell´almeno il 90% delle persone che vivono ancora lì e non è generalizzazione.
Ovviamente, visto che nulla è meglio dell´ignoranza nel suo palesarsi, faccio copia e incolla delle migliori argomentazioni tra quelle ancora rimaste con un mio commento di simpatia:

che di tutti questi scrittori, comprese le persone che usano parole difficili per arrivare a nulla

Inutile dire che tutti i commenti sono stati scritti in italiano corrente. La mia pruriginosità mi spingerebbe a chiedere quali sono queste parole difficili, ma ci sono cose molto più divertenti su cui riversare il proprio LOL. Tipo questo:

mi sembra anche che nei commenti sia presente una buona parte di commentatori facenti parte della categoria, bimbi minkia!!!!


Nella terra di Mosconi, R.I.P., le parolacce sembrano essere un attentato all´incolumità:


 il problema di via frattini non è limitato al solo fatto di commesse impaurite, problema che può esistere ovunque, sia chiaro, non meno grave di altri.... o da presunte parolacce!!!

Chi dimostra un minimo di Q.I. viene addirittura additato come studente, magari di Scienze della Comunicazione!

aspetta che comincino a lavorare seriamente e vedremo come la penseranno quando qualcuno gli calpesterà qualcosa di suo, guadagnato con sudore e sacrificio!!!!

Purtroppo è già stato cancellato il commento di una certa Signora dal nome di volatile che minaccia di scrivere personalmente a Zuckerberg perché un commentatore ha scritto una bestemmia in un post. Oltre alla minaccia, il racconto della vita del padre defunto che non diceva nemmeno "cazzo", storie di modelle milanesi dal nome di soubrettes di viale Zara stalkerate dai maniaci di turno e amiche commesse timorose di rincasare tardi la sera perché in un paese in cui non succede mai un cazzo di niente a volte succede un po´di casino e quel casino è casino perché "foresto".

 visti i post all'interno dell'evento c'è da mettersi le mani nei capelli.


E poi c´è il genio, quello che dice "Andate tutti a scuola di autodifesa" che manco Karate Kid.


Link al divertimento! che ormai rimane solo il NO FUN.





sabato 29 dicembre 2012

Cose a caso messe su interessanti solo per gli amici

Inizialmente questo post voleva essere l´ennesima playlist su quello che è stato un anno di totale chaos. Diciamo così, la realtà è che me ne sono solo accorta settimana scorsa quando conoscenti mi hanno ripetuto per la dodicesima volta quale grande cosa fosse trasferirmi a Berlino. Da sola.
Quale fatica?
Non ne potevo più di una situazione che mi stava uccidendo dentro, ho lasciato a malincuore persone e oggetti (leggi: dischi e libri) che mi mancano quotidianamente, più volte al giorno, ho mandato CV in Europa a caso e ho avuto la fortuna di essere assunta da una start-up in Berlino che lavora in un ambito in cui mi è sempre interessato lavorare, quello del gaming. Ho trovato casa facilmente dall´Italia, l´ho ricambiata per motivi esterni e poi ho trovato un monolocale perché un amico lo lasciava. Tutto molto facile. È stato anche molto facile imparare nuove cose al lavoro ed esserne responsabile per altre, nonostante calci in faccia, diffidenza, precarietà subite. Ed è ancora una giungla.
Ho assunto ancora più consapevolezza. Una condanna necessaria che ti fa arrivare a fine giornata felice di te stesso. Sapete quando l´ho scoperto? Quando ascoltando questa canzone, non mi ci riconoscevo più. E l´ho scoperto solo giorni fa, perché prima di fermarmi a riflettere faccio, faccio, faccio, agisco, agisco, agisco. Mannaggia a me.


Mi sveglio e ho il sorriso. Rido, mi diverto. Non me ne frega più assolutamente nulla di dimostrare cose. Questo non significa che non ho ansie, paure o altre sovrastrutture di merda. Ci hanno allevato bene come polli da batteria e il processo di liberazione da tutte queste cose non è immediato. La cosa bella è che non mi fa più paura evitare di avere attacchi d´ansia. Non me ne frega nulla, ma in maniera viva non nel simulacro che sentivo a Milano.
E sorrido. Berlino è fottutamente bella. Anche Milano lo è. Perché? Perché le cose non sono palesi, vanno scoperte, ricercate, sentite. Berlino non è per tutti, come continuo a ripetere. Così come Milano non è solo per gli stronzi.

Rilisciandomi i baffi e compilando la playlist del 2012 posso dire che musicalmente il mio 2012 è stato un anno di merda. Non ho dischi e faccio come i vecchi: ASCOLTO SOLO LE SOLITE COSE.

Gennaio 2012
Un consiglio: non andate mai in Giappone se non volete passare il resto dei vostri mesi come amanti dal cuore infranto. Ero a Tokyo a gennaio. Ci tornerei ora. Non ascoltavo nulla a Tokyo, ma la sigla di Pizza-La è il sunto.


In realtà è un po´una stronzata perché sull´aereo alternavo l´ascolto di Adele con film di Ryan Gosling, gentilmente offerti da Alitalia insieme a merda pura.  Ho già detto che ci sono rimasta sotto con il Giappone? Ribadiamolo.


Febbraio 2012
A febbraio rischiavo di comparire in tv come opinionista, storia lunga. Nel mentre ricevo la telefonata da Berlino per un posto di lavoro asap. Un posto di lavoro che sono riuscita a ritardare due settimane, per cui ho rifiutato ruoli importanti che mi piacevano un sacco per ricominciare da zero, da uno stage di merda. Saltavo dalla sedia. E ascoltavo Battiato, perché sono una brutta persona e Garbo per redenzione.


Marzo 2012 - Agosto 2012
Arrivare in una città che amavi un sacco e che non ami più non è semplice. Tra una cosa e l´altra - leggi: burocrazia, lavoro, cazzi&mazzi - i primi mesi sono state randellate. Fisicamente Berlino mi ha regalato due incisivi mezzi rotti, un occhio nero, diversi lividi per piacere e anche no. Ho conosciuto situazioni molto diverse dalla mia, punti di vista opposti, concerti del sangue e del diletto (FLIPPER, Adolescents, Undertones, Pissed Jeans su tutti), ho ripreso a suonare, ho fatto altre cose. Ho ascoltato moltissimo i Crisis, fino alla consumazione del digitale semmai possa esistere, Joy Division, Echo and the Bunnymen, Death in June, Tenco e tantissimo il secondo di Wavves, Kings of the Beach che rimane un bel disco piacevole dopo mesi e mesi.




Settembre 2012
Settembre è stato il mese del "porcocane rimarrò anche per il 2013 qui a Berlino". Non ero convinta, non sono convinta. Sto vivendo una seconda adolescenza e va bene così.

Visto che mi sto ripiegando in autismo volevo solo ringraziare persone che nel 2012 hanno fatto veramente molto per me che manco nelle fanzine anni Novanta.

Giulo - perché c´era lei durante un mio attacco di panico e non Cookie Monster.
Raffaella - perché è un cuore.
Bambi e Giulia - perché con loro Berlino è fottutamente più bella.
Becciu - perché non lo sento mai ma quella volta che lo sento è cuore.
Beppe - perché è un amico. Ed è la parola più bella del mondo.
Mario - perché è la mia nemesi e la mia crescita, per alcune cose.
Erika - perché se non c´eri te a crederci fortissimo in me, io chissà dov´ero.
Marcio - pure, da 11 anni. E porcodio se ne vanno i migliori, sempre. E anche tu non avresti amato la Berlino di adesso.
Jole - mia mamma.

Dicembre 2012
E ora, 2012, levati di torno che sei stato un anno durissimo. Ma rido, lacrimo e canto. E va maledettamente bene così.




sabato 15 dicembre 2012

Burocrazia portami via e altri aforismi da bar

Ritengo perverso come il matrimonio venga considerato un diritto quando si tratta di una costrizione per avere diritti che altrimenti non verrebbero garantiti. Il fatto che ci dobbiamo ricoprire di burocrazia in tutto, che la accettiamo nostro malgrado che altrimenti come si fa a campare è davvero una condizione ridicola. Sicuramente più ridicola delle persone che si dichiarano persone complicate strillandolo in società come se questo portasse punti esistenza. No, è il semplificare che rende le cose belle e funzionali. Semplificare non vuol dire banalizzare, vuol dire andare dritti al punto.

Esercizio>> Volete un esempio per fare i maudit al bar di fronte a una Club Mate? Il Viandante di Friedrich per. Comprate una vocale e chiedete aiuto al pubblico.

Cosa c´entra?
C´entra. Siamo esofagi con due zampe che rendono la propria esistenza più complicata del necessario, vuoi perché costretti dall´alto in una società capitalistica di tipo Occidentale sia per sovrastrutture esistenziali che ci imponiamo. Questo rende la reazione al Papa che benedice Rebecca Kadaka abbastanza surreale. Vuoi perché il Papa è ancora lì con il suo potere e le scarpette di Prada al suo posto, vuoi perché si vuole ancora credere in un cattolicesimo (leggasi qualsiasi religione monoteista) giusta, egualitaria e altre parole che suonano risonanti e ridicole in questo contesto, vuoi perché la Kadaka è la dimostrazione che il Darwinismo è la grande truffa della scienza perché non riguarda il Q.I. degli individui, vuoi perché si combatte una dichiarazione del buon Nazinger come "Le nozze gay sono una ferita alla pace" cercando di regolarizzare quello che sembra un abominio - il mancato diritto delle coppie gay a sposarsi! - quando l´abominio è la cosa stessa. La burocrazia dell´esistenza, oltre che della società.

Conclusione da Baci Perugina: l´unica Chiesa buona è quella morta e sepolta.








sabato 24 novembre 2012

Life in plastic (gold) is fantastic (old) ovvero di come gli italiani concepiscono il mondo delle start-up a Berlino

Visto che non ho una vita in questi giorni sto seguendo il dibattito su Digitaly. Per chi non lo sapesse, ovvero per chi come voi ha una vita, Digitaly è il gruppo di italiani nell´ambito digital che vive a Berlino. C´era bisogno di fare una cosa così provinciale? Probabilmente no, ma devo dire che gli eventi sono ben organizzati, la volontà è tanta e le teste di cazzo sono ridotte al minimo.
Cosa succede in questi giorni? Si sta litigando su un articolo ottimistissimo contro uno isterico sulla scena start-up italica nella città. Esiste una scena prettamente italiana? Ovviamente no, ma qualche buon progetto viene presentato.
Non ci si può nemmeno lamentare anche se, visto il livello di divertimento e ironia pari a zero, dovrebbero distribuire più buste di eroina invece di Becks Lemon. Bisogna dire che tutti ci credono un sacco, si sbattono un sacco e, unico punto veramente negativo, è che si dia anche spazio a presentazioni in Comic Sans su cose ridicole ma questa è la vita.
Tornando al sodo: stavo scrivendo un pezzo sul tema "start-up" pochi giorni fa quando è scattato il dibattito che copio-incollo di seguito:


<<Il titolo volutamente criptico riassume il mio pensiero sul mondo start-up a Berlino (Life in plastic (gold) is fantastic (old) ovvero di come gli italiani concepiscono il mondo delle start-up a Berlino, ndr). Berlino è hype! Più dei leggings usati come pantaloni, delle punte dei capelli decolorate e della lettura quotidiana di Pitchfork. Parlare di start-up in Italia è hype. Vedi i Telecom Capital Cosi dati Ad Minchiam, Wired.it, il Corriere che annuncia columns sui Social - sì scritto così - mentre i Maya stanno là in un angolino a drogarsi lasciandoci nella merda.
Dicevo.
L´argomento start-up a Berlino è molto hype. Se non lavorate per quei due players in croce che hanno soldi, se non avete avuto un finanziamento per raccogliere LOLcats in una lista o se non ve lo potete permettere, probabilmente starete morendo di fame. Se siete in fermento per il mondo start-up e state fondando la vostra impresa è perché ve lo potete permettere.
Alles Gut?
No, per niente. Personalmente, credo che una persona allo sbaraglio debba avere dei maestri. Non è un caso ad esempio che i tedeschi facciano il praktikant (stage a max 400euro) per 2 mesi d´estate: si laureano con almeno 3 esperienze lavorative più o meno formative ma significative. Perché? Mangiare merda ti rende cosciente e consapevole: fare come da noi in Italia che studiamo e basta fino ai 26 anni, molliamo la Nazione, andiamo in Germania e come primo lavoro ci danno delle responsabilità elevate è al 90% rischioso. E una cazzata. Sono del parere che la gavetta serva, sia doverosa, vada fatta: questo lungi dal non avere diritti sul lavoro, come accade in Italia.>>

Ho mollato l´argomentazione per darmi a un film con Miley Cyrus e Demi Moore. E ho fatto bene. Ora il dibattito è in auge perché ho detto una verità: gli stipendi di Milano sono 3748374837 volte meglio di quelli di Berlino. Nessuno dice che Milano è figa e Berlino è una merda, ma una verità: qui non ci sono soldi, la web economy è una grande bolla e io ho la fortuna di lavorare per un gruppo, di stronzi secondo l´Internet, che i soldi li cacciano se te la sai giocare bene. Per dirvi la situazione, ho fatto due colloqui: mi volevano fare Country Manager Italia con un budget da 1700-1900 euro lordi (1000 euro) o mi hanno spacciato un freelance come una roba fighissima e ho detto al tipo "Sì, so che è fare data entry" per ricevere urla del tipo "Non è solo data entry, è la possibilità di vivere l´ambiente di una start-up". Stavo morendo dal ridere. Come quando leggo tra i benefits del lavoro non reali benefits ma robe del tipo: avrete la bellissima opportunità di lavorare nella città del momento, snack salutari (leggi frutta bio rancida) gratis, vista sulla Sprea e altre minchiate. Fanno ridere, peccato poi ti venga da piangere. Avevo anche iniziato a raccoglierli qui ma poi ho smesso.

Una mia amica, una persona molto in gamba, ha raccolto i benefits qui: Chiara secondo me non è questione di trovare un buon lavoro ben retribuito, è più che altro vivere in un ambiente stimolante, ma stimolante sul serio, dove ogni sera c'è un meetup in cui condividere le proprie esperienze, i propri progetti e dubbi, dove ogni mese c'è un workshop di programmazione completamente gratuito dedicato alle donne, dove c'è soprattutto passione per il proprio lavoro. A milano tutto questo non c'è al momento...purtroppo!

Nel caso ve lo stiate chiedendo, era a risposta di questo, di un mio mestruo contro l´ennesimo articolo esaltato sulla scena start-up cittadina: a me viene da chiedere "il sodo" ovvero quanto prendete per giustificare un sistema così malato. Io sono fortunata, e lo sono molto di più di persone che vivono qui da almeno 3 anni e sanno il tedesco. Gli stipendi che sento in giro fanno schifo: meglio 39884 volte Milano.


Significa che Berlino fa schifo? No. Il mondo del lavoro cittadino a mio parere va ripensato nel senso che bisogna essere consapevoli che la capitale tedesca nonostante tutto il make-up che sta subendo in questi anni e nonostante i gruppi su Facebook che vorrebbero cambiarle il soprannome di "Poor and sexy" in qualcosa di più accattivante (storia vera, su un gruppo di start-uppari internazionale che è scandalizzata da questo), rimane quello che è: una città bellissima nella sua "bruttezza", una città che non è mai stata industriale e che probabilmente non lo sarà mai, non a breve almeno, nonostante gli sforzi del governo tedesco, una città che ti mozza il fiato per i suoi angoli nascosti e che se ascolti/fai cose di nicchia è la città per te. Non è per nulla poco, ma bisogna essere consapevoli che non è il paradiso (per citare questo articolo che mi è stato rilinkato a seguito del mio commento), che è meglio dell´Italia per tante cose, che succedono tante cose fighissime ma questo non può e non deve passare sopra ai diritti dei lavoratori. A meno che tu non te lo possa permettere.

- Post pasionario di getto di una pigrizia argomentativa mai vista -






sabato 3 novembre 2012

I 10 motivi per cui vivo a Berlino - o comunque per i quali non tornerei in Italia

Questo post nasce sulla falsariga di questo, il blog del mio collega e amico Mario. Premetto che dopo 7 mesi che vivo qui non ho ancora superato quell´animo da amante dal cuore infranto nei confronti della città e che nemmeno mi rendo conto che sono passati così tanti mesi da quando vivo qui. Probabilmente questo capita perché l´evoluzione del mio tedesco è partita ed è rimasta ai fondamentali: kaffee e scheiße e qui si è arenata. Ed ecco i miei 10 motivi, quelli che rispondono alle vostre domande a cui non rispondo io, ordinati ad minchiam. Colonna sonora che non c´entra una fava: questa.



1. L´architettura. 
Nonostante sia una città molto verde, Berlino è ricca di edifici eterogenei, di differenti stili. Osservare i particolari di baracche abbandonate, di edifici industriali e di bricolage applicato ai mobili raccattati sulla strada è qualcosa che mi interessa da tempi non sospetti. Girare a piedi per la città è qualcosa che va fatto, soprattutto da soli, in zone non turistiche o gentrificate - spesso sinonimi - ascoltando nelle cuffie della buona musica. Crisis su tutti.

2. Berlino è un non-luogo umano.
La buona notizia è che i Berlinesi non sono tedeschi. L´altra bella notizia è che è una città davvero multiculturale e ci becchi un sacco di diverse culture. La brutta notizia è che è pieno di tedeschi della Germania vera, di europei e di americani. L´altra brutta notizia è che se non cogli lo spirito di Berlino o ti isoli - vedi la scena start-uppara o arte&design - o è dura: i Berlinesi, per quanto poco abbia senso questa definizione, non vedono benissimo l´arrivo a caso di persone. Non si tratta di quantità o di motivi razziali, si tratta di qualità. Su questo non mi sento di dar loro torto perché rimango convinta, per quanto poco abbia senso questa definizione #2, che Berlino non sia una città per tutti, nonostante costi poco e l´hype sia alto. Ovvero i due motivi sbagliati per vivere qui.

3. Tofu tofu mona-mour.
Parliamo di cibo per dire come è facile trovare la propria dimensione a Berlino. Se non esattamente la propria dimensione, almeno a non avere il frigo vuoto per giorni. In ogni supermercato, bistrot, späti, ristorantino, bettola, voku, baretto, buco, casa un vegetariano e un vegano trovano il modo di nutrirsi decentemente e bene. Per dire, in Italia l´essere vegano o vegetariano è visto principalmente come una deriva pseudo-yoga, karmika e fricchettona. Cosa che anche no.

4. Parliamo di una città hippie ma non troppo.
Di cosa parliamo quando parliamo di fricchettoni? Assomiglia sicuramente più alla canzone dei Sorella Maldestra  che a una massima di Osho o a un tweet di Coehlo. Che poi quest´ultimo fosse ospite a un evento di programmatori è un altro discorso ma sono sicura sia stata una cazzata dell´Unione Europea, sponsor dell´evento. Osa essere te stesso e qui troverai qualcosa che fa per te. Funziona così, anche al lavoro - ma al lavoro funziona come in Italia - a Milano, su questo migliore di qualsiasi capoluogo di provincia e zitti - che per essere freak ve lo dovete permettere.

5. La burocrazia.
Sulla burocrazia c´è poco da dire, fa schifo ovunque. La differenza è che qui è molto chiara, sin nelle piccole clausole. L´unica difficoltà è trovare burocrati che parlino inglese - avere la presunzione di trovarne è altrettanto dannosa - ma per quelle tre scartoffie che ho dovuto fare me la sono sempre cavata con un tedesco indecente. A differenza dell´Italia, tutto è molto schematico: sembra un Excel. Se è scritto vale e fai valere i tuoi diritti: che poi molti funzionari, per pigrizia o insofferenza nei confronti degli stranieri, non applichino le cose è colpa di voi polli che ci cascate. Stampare tutto e rompere i coglioni, con un sorriso e occhi a cuore e un senso di colpa palese per non conoscere la lingua, hanno aiutato pure me. Che la burocrazia la odio, la schifo e la procrastino all´infinito. E se ce l´ho fatta io, buona camicia a tutti.

6. Gli eventi.
A Berlino ci sono sempre un sacco di robe da fare per tutti i gusti, per tutti i costi, in tutti i giorni della settimana. A differenza di Atene, città in cui ho vissuto, che a volte rimpiango e che ho amato un sacco, qui gli eventi anarco non sono nascosti (manco pubblicizzati, giustamente) ma in ogni caso sono accessibili, se ci si informa un po´. Nella capitale greca, dovevi far parte di giri e giri e in ogni caso molte robe punk erano gestite dai borghesi annoiati della plaka. Dell´Italia non parlo: le nicchie vengono sempre così mischiate all´essere mediatico - spesso per per motivi di sopravvivenza - che mi fanno preferire due soluzioni: o il bar scrauso con gli amici o la festa della moda con open bar e freak siliconati veri.

7. I mezzi di trasporto.
Puoi andare dovunque a tutte le ore senza sclerare con i trasporti. E i taxi, se sanno che ne sai, hanno ancora prezzi buonissimi. L´unica cosa a cui dovete stare attenti sono le biciclette assassine - velocità della madonna mista a educazione tedesca (uguale zero) per le quali potreste rischiare la vita.

8. Il lavoro.
Premetto che a Berlino la disoccupazione è da record, il lavoro non c´è e i salari da start-up sono spesso ridicoli (e, per i quali, la competizione è molta visto che a 23 anni un europeo ha già finito gli studi, lavorato almeno per due internship e ha una fama migliore di un italiano medio). A me va bene, per tante cose di cui non scriverò i dettagli in un post pubblico ma mai mi sognerei di invitare gente qui allo sbaraglio. Soprattutto se non si sa il tedesco. Perché nonostante questa situazione non propriamente rosea per me lavorare qui è molto trasparente. Aperto. Non dico meritocratico, perché ti sudi ogni briciola e nulla è facile ma tutto sommato il sistema sembra migliore di quello italiano. Se siete giovini, alle prime armi, vale un Praktikant (qui a differenza dell´Italia, venite retribuiti. Imparare va a culo, ma dovunque è così.). Se siete senior e non lavorate nell´IT o in ruoli spendibili all´estero, fateci più di un pensiero.

9. Il modo di divertirsi ovvero l´eliminazione dell´ATuttiICosti.
Premetto che ho passato mesi e sto passando ancora mesi con un motivetto in testa "I tedeschi non si divertono". Non è proprio vero, ma almeno c´è un fondo di verità. Manca quel "A tutti i costi". Se sei collega, vai pure a bere la birra ma non sei amico "A tutti i costi", se vai a una serata non ti senti obbligato a divertirti "A tutti i costi", uscire il w.e.? Sì, ma anche no. Chi se ne frega direte voi - come ho sempre detto io - il plus, qui, è che la gente non ti romperà mai le scatole perché fai quelle cose pazze e fuori dal mondo tipo andare in vacanza da sola, partire dal nulla da un giorno all´altro, cambiare fidanzato come cambi mutande. Se lo fai, è che non hai incontrato berlinesi. Ma tedeschi o italiani.

10. La libertà.
Per quanto questo, non idealisticamente e inserito in un sistema occidentale, possa voler dire.

Post di getto che non voglio rileggere.




martedì 1 maggio 2012

Si sta come l'inquilino del terzo piano nella casa dalle finestre che ridono.

Il trasloco nella nuova casa è stato rapido e indolore: come insegna la vita, di fronte ai punti cruciali la soluzione sta nella risposta alla domanda "Cosa farebbe Paris Hilton al mio posto?". Ho preso un taxi e ci ho messo venti minuti. Da Neukolln a Prenzlauerberg: per i profani, PBerg è il quartiere in cui il numero di pargoli sgravati è inversamente proporzionale alla massa adiposa delle madri perfettamente pettinate, è la Silicon Allee, giuro che viene chiamata veramente così, della città e, in linea con la scarsa megalomania tedesca, dell'Europa intera ed è dove c'è l'incommentabile Mauer Park. Scrivo questo post in più giorni e oltre a ribadire che gli editor e online e via app di Blogger facciano veramente cagare, vivere a PBerg non sembra essere così male. Sarà la legge del contrappasso o quella della pigrizia: passeggiare venti minuti la mattina con una club mate in mano fotografando le peggio finestre del quartiere, che pullulano di pelouche così tristi che a confronto il sehnsucht è adrenalina pura, alla fine rincuora. Sono successe tante cose in questi giorni, ma le riassumerò così: i posti queer sono i migliori sempre, le biciclette devono morire, i parrucchieri turchi hanno soppiantato nel mio cuore i cinesi di Sarpi, voglio fare un viaggio a Tel Aviv, non bevo caffè ma in compenso tra Cola Zero e Club Mate il livello di caffeina non scende, faccio colpo sui ragazzi con le sopracciglia rifatte, torno in Italia a fine mese, ho preso delle creepers da H&M, col cazzo che torno in Italia, se ce l'ha fatta la Dello Russo ce la possiamo fare tutti, non capisco più un cazzo e Jessica Simpson ha finalmente partorito. Tutto il resto è noia o carboidrati.